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venerdì 4 giugno 2010

ONORA IL PADRE


La violenza, anche se finalizzata a scopi educativi, "non può considerarsi lecita", ha stabilito la Corte di cassazione (16 maggio 1996)

Alzare le mani, imporre con la violenza l’autorità genitoriale, riversare con rabbia le proprie frustrazioni sui figli, minacciare, umiliare, facendo sentire il figlio sempre al di sotto delle aspettative è da sempre una piaga sociale forse troppo taciuta. Anzi senza forse. Non esistono percosse “lievi” o “innocenti”, qualsiasi violenza significa sempre un’umiliazione, un abuso di potere, e ferisce profondamente l’altro , rifiutandogli il rispetto della sua dignità. La violenza fisica e psicologica sui figli si presenta in genere come una reazione a catena che si tramanda spesso di padre in figlio. La ‘Mala’ educazione subita viene reiterata di generazione in generazione, come se fosse l’unica possibile e attuabile. Le conseguenze di tutto questo si protraggono per tutta la vita, poiché il corpo ha memoria come la mente, dunque tende a conservare dentro di sé l’esperienza dell’aggressività subita, aggressività che l’individuo adulto rivolgerà contro altri individui e forse principalmente verso i suoi figli. E ancor prima verso se stesso.Paura è la parola chiave. Paura di tutto. Paura di sbagliare. Paura di non essere all’altezza delle richieste del padre. Paura del castigo che lo aspetta al primo passo falso. Paura di amare. Paura di vivere. Soltanto paura. Le ferite della violenza gratuita - perché così è - benché mascherata dietro la parola ‘educazione’, ‘rispetto dei genitori’, non si rimarginano facilmente. L’umiliazione, la sottomissione all’abuso di potere di un altro, vuol dire privazione della propria dignità di essere umano, che ‘ridimenzionato’, ridotto all’ubbidienza, ‘raddrizzato’ al volere di un altro viene privato del proprio nome e del proprio io per diventare altro da sé. Per diventare ciò che il genitore ha pensato per lui e non ciò che invece intimamente si sente di essere, di diventare, di esprimere. Dunque lungi dall’educare, il ricorso alle ‘maniere forti’ risulta così come un’interruzione alla crescita, un’interruzione alla vita. A predominare è il terrore, che altro non è che una spinta a non esistere. A nascondersi. A chiudersi. A scomparire all’universo mondo e appartenere esclusivamente al sua carnefice che ne fa una cosa sua da plasmare a piacimento. E’ la legge del più forte. Della prevaricazione sul più debole. Passano i secoli, e la storia si ripete con una ferocia senza pari. Il ‘padre padrone’, che sembra evocare immagini ottocentesche in realtà ancora oggi, nel terzo millennio, appare come un fenomeno sommerso ma diffusissimo, quest’ultimi continuano a tenere in pugno i loro figli con violenze fisiche e psicologiche, sfogando su di loro la rabbia repressa negli anni, di chi forse a sua volta ha subito lo stesso trattamento. Tutto questo però non può essere più una giustificazione. Si può fare qualcosa? Io credo di sì. Le istituzioni possono fare qualcosa. La scuola può fare qualcosa. Ma si sa , abbattere l’ignoranza è la cosa più difficile al mondo. Ovviamente la prima cosa è sempre parlarne. Non tacere. Denunciare. Educare genitori e figli al dialogo, sradicare il concetto di ‘punizione’ che in questo paese, troppo spesso, trova ancora spazio e sostenitori.

“Verrà il giorno in cui l'educazione varrà quanto cento ministeri degli esteri" (T. Eliot)

Sotto riporto un’ intervista che ho fatto ad una persona che ha vissuto realmente sulla sua pelle la violenza che sopra ho cercato di analizzare attraverso le parole – sempre troppo poche e troppo fredde – per raccontare il dolore, la sofferenza, ma anche la voglia di riscatto, di tornare a vivere di chi ha subìto un torto, un abuso.
Saranno dunque le sue parole a dare senso alle mie.


Di solito nella vita di una persona adulta i ricordi d'infanzia, della prima giovinezza si identificano con i momenti più belli e spensierati che abbiamo vissuto. Nel tuo caso ci deve essere un capovolgimento quasi paradossale rispetto a questa percezione. Vuoi raccontare?

A differenza di chi ha avuto un infanzia felice o quanto meno equilibrata, chi ha subito il padre padrone, non può che identificare tutto il passato in un unica parola "inferno" e anche se ci sono stati dei bei momenti, vengono messi da parte, non si ci pensa con serenità ma con profonda amarezza verso qualcosa che poteva essere una costante piuttosto che sporadici momenti di "normalità" Sono una persona adulta che ha superato i 30 da qualche anno eppure ho ricordi nitidi dell'infanzia, le botte a mia madre e io che cercavo di mettermi nel mezzo per fermarlo, le botte a me e mia madre che si metteva nel mezzo e le prendeva anche leiposso citare due episodi tanto per rendere l'idea, quelli meno crudi ma che racchiudono in sintesi tutto quello che hai scritto in precedenzanoi avevamo il divieto di andare a giocare in camera ed era ancor di più vietato quando venivano a trovarci i parenti con i figli della nostra etàuna sera andai contro a quest'ultimo divieto e andai insieme a mia sorella e mia cugina in camera a giocare, quando se ne andarono mio padre si scagliò contro di me mi prese per un polso e mi gettò in aria, la mia mano andò a sbattere contro una cornice di vetro e mi tagliai, ancora oggi la cicatrice è li ben evidente, ma la cosa che più mi è rimasta impressa è la furia nei suoi occhi.....è sempre stato il suo sguardo in quei momenti e non riuscivo a capire il perchè.......per quanto riguarda il secondo ho sempre avuto la mania di smontare le cose e rimontarle, un giorno mi ero presa un accendino che non funzionava e lo smontai, lui se ne accorse e giù botte, mi fece sbattere la tempia sullo spigolo di un mobile me le diete di santa ragione e..........dopo 10 minuti mi guardò mi sorrise mi diede un bacio e mi disse: dai scendi giù a giocare.......io ero letteralmente sconcertata su questi due episodi posso dirti che ancora 10 anni non li avevo eppure già avevo notato il suo sguardo violento e pieno di rabbia, già provavo smarrimento e sconcerto, c'è chi giocava con le bambole e chi doveva essere una bambola............come vedi lo sconvolgimento dei ricordi non può che essere netto e profondo e piuttosto che ricordare e provare rabbia, amarezza, dolore, si preferisce, almeno per me è così, far finta di nulla, non parlarne o se proprio si deve, lo si fa con finto distacco per vergogna, si ci sente diversi rispetto agli altri e non può essere diversamente visto che è questo quello che ti hanno insegnato, diversi, inferiori, sottomessi, sbagliati, dove la propria personalità viene totalmente annullata.........

Quando si parla di violenza perpetrata tra le mura domestiche si pensa subito alla violenza fisica. Ma spesso è la violenza psicologica quella più difficile da superare. Quello che si ricorda maggiormente è la paura che un comportamentoviolento suscita nella sua vittima. E’ così?

Si è così, ma non solo......si ha paura di tutto, si ha paura di una reazione violenta da qualsiasi parte arrivi, che sia verbale o fisica poco importa in quel momento ci si sente spiazzati, bloccati si cerca in qualche modo di evitare lo scontro anche quando si è certi di avere ragione, anche quando magari il "pericolo" in quel momento arriva da qualcuno che nemmeno si conosce e quindi ipoteticamente si potrebbe pensare " non lo/la conosco che me ne frega" così non è assolutamente per quanto mi riguarda il terrore non proviene solo da quello che ho appena scritto su, ma anche e sopratutto ho paura di ferire gli altri, di essere violenta come lo è stato lui con me, di non riuscire a controllarmi, ho passato una vita a lottare con me stessa per non essere come lui, non volevo fare ciò che mi si faceva a volte non ci riuscivo e stavo male per i sensi di colpa, allora punivo me stessa, scaricavo su me stessa tutta la frustrazione e la rabbia e anche queste cicatrici sono ben evidenti.

Quello che meraviglia e sconvolge quando si sente parlare di violenza domestica è l'omertà, il silenzio che circonda le vittime. Ci si chiede se sia possibile non accorgersi di certe cose, soprattutto da parte di persone che hanno contatti quotidiani con noi. Cosa vuoi dire a tal riguardo?


Il silenzio è assordante tutti sanno, ma ognuno pensa alla propria casa, tanto i figli sono degli altri mica i propri che dormono sonni beati ,tutti si indignano ma nessuno interviene e io non ho mai capito il perchè, come si fa a far finta di nulla sentendo quelle urla? sentendo piangere disperatamente bambini innocenti?ancora oggi se sento un bambino piangere in quel modo mi sento morire, mi pietrifico ok ci sta l'ho subito so che si prova ma non dovrebbe essere umana pietà? e poi vogliamo parlare dei parenti che magari giustificano tutto questo? dicono: fa bene impara l'educazione..........alcuni istigano pure, incitano a darne di più perchè non bastano mai, per l'educazione questo ed altro! ma forse a pensarci bene in mezzo a tutti gli ipocriti ci stanno pure quelli che la pensano così ma non lo dico.....però la cosa che più mi fa sorridere è: hai da suonargliele? fallo pure ma non lasciare segni, e si i segni sono l'evidenza di una vergogna e sappiamo benissimo che la vergogna non si può guardare in faccia, ma tanto che problema c'è dopo un paio di giorni tutto torna nella normalità si può ricominciare.

Di solito nell'infanzia e nell'adolescenza si forma il nostro modo di relazionarci agli altri, la nostra capacità di esprimere i sentimenti. Cosa comporta un'infanzia violata nella nostra capacità di stabilire relazioni nell'età?

E’ un disastro. Non si trova un equilibrio, o si tende ad essere troppo remissivi o si tende ad essere troppo aggressivi o si ci chiude e via meglio non avere alcun tipo di rapporto, in quest'ultimo caso sopratutto perchè si è diffidenti, si ci sente fuori posto, hai sempre quella maledetta paura di sbagliare modi, tempi, parole, azioni, paura di essere giudicati o magari di non riuscire a spiegare i propri punti di vista si è continuamente in allerta per qualsiasi cosa, dici una parola e se la persona a cui la dici non ti da retta o fa una faccia un po’ così o se risponde un po’così, pensi: oddio ma che ho detto? ho sbagliato! e inizia l'ansia, la preoccupazione dell'eventuale errore, da piccoli si cerca di rimediare cercando di chiarire e se si ricevono rassicurazioni, non si ci crede perchè lo sbaglio è stato fatto ed è imperdonabile e ti viene la foga di recuperare sbagliando anche di più perchè non si da pace a chi ha subito il torto secondo noi, da grande impari a gestire da solo tutto questo, non cambia nulla, cambia solo che invece di esternare te lo tieni per te per non rompere agli altri e ad un certo punto si preferisce tagliarsi fuori magari si sei socievole ma mantieni distanze su distanze, ti nascondi, crei un mondo tutto tuo e difficilmente fai entrare qualcuno ma quando capita c'è il rischio di diventare asfissianti, ossessivi e ansiosi, ma questo capita a chi un equilibrio non riesce proprio a trovarlo, per chi come me supera questo grandissimo scoglio quando capita osserva in silenzio e cerca solo di proteggere solo e quando c'è un reale motivo altrimenti il rapporto è per quanto possibile normale, ma è anche vero che io nel mio mondo non faccio entrare praticamente nessuno perchè sto bene nella mia sfera intima, a me importa solo non provare ansia, sensi di colpa, star male eventualmente per una parola sbagliata, non lo do a vedere e credo che nessuno penserebbe a tutto questo conoscendomi e anche chi sa non lo sa nei minimi particolari, mi limito alla superficie come puoi ben vedere la tendenza è quella di chiudersi ma aggiungo ancora un particolare, che ci si chiuda, che si sia sottomissivi, che si sia violenti comunque non si è mai in pace perchè si vorrebbe essere il contrario di ciò che si è.

Cosa vorresti dire a chi oggi sta subendo la stessa violenza in silenzio?

A chi la sta subendo voglio solo dire di non sentirsi sbagliato, non è colpa nostra, non abbiamo fatto nulla per subire tutto questo, si c'è lo sbaglio ma non è la nostra vita, parlate parlate parlate, cercate aiuto, fatevi sostenere da qualcuno che può aiutarvi sopratutto psicologicamente, non tenetevi nulla dentro, è importantissimo che abbiate fiducia in voi e in ciò che siete, non perdete l'orgoglio e la dignità sempre a testa alta e sopratutto non perdete la fiducia negli altri, il padre padrone è possessivo, non vuol perdere il controllo di ciò che gli appartiene e vuole plasmare a sua immagine e somiglianza, non lo dovete permettere! prendete coscienza di ciò che siete fuori dalla famiglia, fuori dal suo controllo solo così riuscirete a trovare un identità vostra che appartiene solo a voi.

De Andrè cantò queste parole “ Dai diamanti non nasce niente dal letame nascono i fior”…E’ così? Si può tornare ad amare, a sognare, a credere ancora in un futuro migliore, senza dimenticare - perché non può essere dimenticato - le ferite ed il dolore?

Si ma solo se ci si crede, solo se si decide di sfidare se stessi e mettersi in gioco in tutto e per tutto si vive in una doppia ottica, da una parte l'istinto, dall'altra la ragionel'istinto puro porta a delle reazioni a delle decisioni dettate da ciò che è stato, quindi potrebbe essere qualcosa di violento, di aggressivo, di sottomesso, di paura ecc eccla ragione invece ti porta al cuore, all'anima, e ti porta ad un'apertura verso l'amore, a credere in un futuro migliore, a sognare anche, sai che tutto questo dipende solo da te e dalle tue capacità, non c'entra più nulla il padre padrone, si è solo con se stessi e la riuscita o il fallimento dipendono da noi, e potrà sembrare un controsenso ma anche il fallimento diventa una soddisfazione perchè non ti hanno fatto fallire gli altri ma è dipeso da te e di conseguenza anche questo è una libertà acquisitadunque si, si può senza dubbio credere in tutto ciò ma a differenza di chi, per fortuna, non ha subito tutto questo, bisogna lottare, lottare e lottare giornalmente e per tutta la vita ma ne vale la pena eccome, anche perchè significa che alla fine la vittoria è stata nostra, significa che nonostante tutto è stato battuto ad oggi i rapporti con lui sono cordiali, lo vedo poco ma a parte particolari momenti, non mi fa nessun effetto anzi è lui che mi prende in grande considerazione e intravedo anche rispetto per me ma è tardi comunque e non potrebbe essere diversamente.

4 commenti:

  1. ho letto l'articolo fabri scritto con il cuore amico ti ammiro ogni giorno di più

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  2. Mi hai lasciato senza parole... Come sempre mi emozioni!

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  3. ...Fabry...non ho parole per esprimerti le emozioni che mi dai ogni volta che leggo i tuoi articoli...

    Grazie

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  4. Un articolo bellissimo.

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