mercoledì 2 giugno 2010
AGGRESSIONE A ROMA DI UN GAY
Nella notte tra il 24 e il 25 maggio un ragazzo gay, all'uscita di un locale romano, é stato accerchiato e pestato, da un gruppo di giovani, quasi suoi coetanei. Ancora una volta, qualcuno si é sentito in dovere di umiliare e picchiare una persona, giudicata diversa e rea di amare persone dello stesso sesso. Diverso. Ognuno di noi lo é, perchè siamo unici e ognuno di noi si distingue vivendo secondo la propria coscienza, il proprio cuore e la propria testa. Mi rivolgo direttamente a chi si é macchiato di un atto così ignobile e codardo, in gruppo contro uno, se si é mai seduto e se si è mai accettato per quello che è, se ha fatto un percorso interiore per arrivare a dove è adesso. Vorrei spiegargli che cosa significa essere omosessuale e amare un altro dello stesso sesso è solo la punta dell'iceberg. Volente o nolente cresciamo in una tradizione dettata dalla cultura e dalla religione, che indicano cosa si deve e cosa non si deve fare, cosa é giusto e cosa no, e ne sei condizionato. E' spiazzante rendersi conto di provare emozioni per qualcuno del tuo stesso sesso, all'inizio cerchi di razionalizzare, provi a scappare, a non pensare, e non vuoi ascoltare il tuo cuore e lotti per mesi, magari per anni, e ti convinci che era solo un momento. Ma non puoi fuggire a lungo, perchè sei questo e allora il turbine di emozione e di felicità per aver capito e accettato come sei ti rende libero e felice. Vorresti gridare, urlare al mondo e la prima persona a cui lo riveli è un amico o un compagno di scuola a cui sei più legato e tremi per l'emozione ma sei anche sereno perchè il tuo amico lo conosci e lui conosce te, voi ridete e piangete per le stesse cose. Ma purtroppo alcune volte tutto cambia, può succedere che il tuo amico si vergogni di te, sia in imbarazzo, ti sfugga con lo sguardo, magari lo ritrovi insieme a chi ti schernisce, perchè quella è la strada più facile, perché magari ha paura di essere considerato come te. Quella notte che vi siete messi in tanti contro di lui, che lo avete aspettato nel buio, che magari era da tanti giorni che lo pedinavate, che da lontano ridevate se dava la mano ad un altro uomo, se si baciava con un altro uomo, alla fine come vi siete sentiti? Appagati, contenti per il bel gesto? Vergognatevi, avete usato la violenza perché é l'unica cosa che potevate fare, parlarci avrebbe significato mettervi a confronto, accorgersi che non avevate nessun argomento per controbattere, che le vostre vite sono vuote, senza affetti importanti e concreti, e che per questo ragazzo, guardando la vita in faccia, vi é superiore. Quando la sera siete tornati a casa, come avete fatto a guardarvi allo specchio, come avete fatto a dormire nei vostri letti senza sentire le sue urla, i suoi gemiti dentro la vostra testa, le vostre mani piene di sangue le avete lavate bene? L'unica cosa che puoi fare adesso é costituirti, essere meno vigliacco di quanto sei, prenderti le tur responsabilità, senza aspettare che ti trovi la polizia e che magari ti chiudano in una cella e buttino via la chiave per sempre. No, anzi aspetta, fa che lui un giorno camminando per strada ti riconosca, magari porti un orecchino o hai un tatuaggio, lui se lo ricorderà. Lo sai cosa farà, niente, ti guarderà in faccia e starà in silenzio, guardandoti negli occhi, usando solo indifferenza, quella che ti meriti, quella che vi meritate, gentaglia.
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