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martedì 15 giugno 2010

PRIMA LE DONNE (..E che non sia solo un gesto di galanteria)


Sono più brave a scuola, hanno più titoli e di più alto livello. Lo si vede nelle statistiche, sui banchi di scuola, nelle Università. E poi che fine fanno?…. Non si trovano più. Non ci sono nelle posizioni di rilievo, né nei luoghi di potere, né nei luoghi della politica. Rimangono spesso e misteriosamente infossate nelle stanze della bassa manovalanza, del segretariato. In sostanza, le poltrone rimangono agli uomini e gli sgabelli alle donne. A parità, o superiorità di titoli di studio, fanno lavori meno qualificati degli uomini. Degli uomini sono pagate meno: in media, il 20% a parità di mansioni.
E in tempi di precarietà come gli attuali, le cose certo non migliorano. In Italia, la disoccupazione maschile è aumentata dello 0.8%, e per le donne dell’1.3%: sono le donne a essere messe per prime in cassa integrazione e in mobilità, e sono più le donne degli uomini ad avere lavori precari.
La precarietà è donna. Le nuove forme di contrattualistica, che impediscono persino di accedere allo status di lavoratore/lavoratrice sembrano fatte apposta per le donne in un paese in cui il lavoro principale in un nucleo familiare spetta sicuramente all’uomo. In un paese che smantella lo Stato sociale e chiede alle donne di occuparsi dei bambini, degli anziani, di assumersi il lavoro gratuito del ruolo di cura. In un paese in cui le donne faticano a fare carriera –guai a rimanere incinte!
La recessione economica dunque è e sarà per gran parte donna.
Lo smantellamento dello stato sociale tenta di riportare le donne ad assumersi gratuitamente i ruoli di cura, il sistema economico e la precarizzazione impongono alle donne di vivere in famiglia per supplire alla mancanza di garanzie e tutele sociali.La parità giuridica non ha comportato nessuna divisione del potere tra i sessi: oggi in Italia la stragrande maggioranza dei parlamentari sono uomini, sembra assurdo pensare ad un governo guidato da una donna, l'economia è praticamente tutta in mano ad uomini. La globalizzazione ha rafforzato un sistema sessista, escludente e patriarcale.

E nel Mondo…
Nei paesi poveri donne e bambine sostengono il carico maggiore di lavoro avendo accesso ad una minore quantità di risorse: sono le più povere, le meno assistite ed hanno un'aspettativa di vita più bassa. Nei paesi ricchi la situazione generale di precarizzazione del lavoro penalizza anzitutto le donne: essendo la disoccupazione di massa un elemento strutturale della globalizzazione, il lavoro precario è riservato agli uomini, il lavoro gratuito è assegnato alle donne. E in nome di una falsa emancipazione le donne sono usate come oggetti sessuali in televisione, nelle riviste, sui cartelloni pubblicitari: vallette, miss , mie care miss, sono le nuove forme di umiliazione della donna. La mercificazione del corpo femminile fa parte di una normalità subita acriticamente dalle donne stesse, anzi si impone come modello di realizzazione individuale.
Così precario tra i precari risulta anche è il corpo delle donne. Utilizzato quasi esclusivamente come carne da macello in gran parte dei programmi televisivi. Violentato tra le quattro mura domestiche: se lo stupro in strada fa notizia, il silenzio su quanto avviene in casa è invece assoluto, omertoso, coperto dall’ipocrisia del familismo. Strumentalizzato per varare provvedimenti razzisti, per sostenere che gli stupratori si riconoscono dalla nazionalità, quando sappiamo benissimo che lo stupro ha un genere, ma non un passaporto. «Prima le donne» dunque, non può e non deve essere una frase desueta della galanteria. Deve essere il monito che consenta di guardare alla situazione attuale con un’ottica più ampia. Per la politica, dovrebbe essere la categoria che consenta di riparlare di laicità, di Stato sociale, di autodeterminazione, di pari opportunità nel lavoro. Speriamo!
Fabrizio

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